Assemblea annuale dei soci 2013: relazione del presidente uscente Daniele Benati; altri interventi

Relazione del presidente uscente Daniele Benati

Avete ricevuto la lettera in cui Giovanna Faccioli, nella sua funzione di Segretario, ha sintetizzato l'attività svolta quest'anno dalla nostra associazione. Un'attività che ha potuto aver luogo grazie al contributo disinteressato di tutto il Consiglio Direttivo, attualmente in scadenza e che ringrazio per primi nelle persone dei due vice-presidenti: l'infaticabile Germana Aprato, che pur non potendo essere presente ha voluto anche in questa occasione aiutarmi con un promemoria al quale ho attinto per questa relazione, e Raffaele Milani, di cui ricordo la sempre intelligente vicinanza, di recente espressa anche attraverso il magnifico discorso pronunciato in occasione della cerimonia di conferimento dei premi di Italia Nostra, che si è tenuta il 23 ottobre scorso.

Da quella cerimonia, che si è svolta alla presenza del Presidente nazionale avv. Marco Parini, voglio partire per queste considerazioni che integrano l'elenco di attività che vi è stato inviato. Si è trattato di una festa, celebrata nei nomi di alcune figure che sono particolarmente care alla nostra sezione (Francesco Arcangeli, Stefano Bottari, Guido Bacchelli), che ha ricoperto a mio avviso una particolare importanza: intanto perché riprendeva una consuetudine da tempo sospesa (e in questo senso è stata determinante la sollecitazione a riprenderla che ci è stata pressantemente rivolta dal sempre vulcanico Adriano Fiore) e poi perché le personalità premiate (Maurizio Bottarelli, Tito Gotti e Gerardo Veronesi), distintesi in campi molti diversi tra loro, sono servite a ricordare come l'impegno della nostra associazione si riconosca in un valore aggiunto, di amore e dedizione per la nostra città, che va al di là dell'impegno professionale.

Ora voi Soci voterete per il rinnovo del Consiglio. Seppure non tutti saranno rieletti, credo che ai Consiglieri uscenti vada la nostra gratitudine proprio per quel di più che essi hanno voluto concedere, strappandolo agli impegni delle loro professioni, per impegnarsi a difesa dei valori proposti della nostra associazione, che sono quelli contenuti nell'articolo 9 della Costituzione, laddove si dice, con luminosa perentorietà, che “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratta di valori che la Costituzione stabilisce come prioritari e che come tali dovrebbero essere intesi, nel momento in cui quanto è pervenuto fino a noi viene indicato come un patrimonio la cui integrità deve essere salvaguardata per le generazioni future. Il paesaggio e il patrimonio storico e artistico non sono cioè beni da mettere a reddito, da "valorizzare", come si sente troppo spesso dire, per trarne guadagno, ma in primo luogo da custodire in quanto su essi si basa la nostra identità e dunque la sovranità che la Repubblica ci assegna in quanto cittadini. Come ha scritto di recente Tomaso Montanari, "il patrimonio è come la scuola: è un potentissimo strumento di educazione alla cittadinanza e di innalzamento spirituale". Salvaguardarlo costituisce non solo un obbligo giuridico, sancito appunto dall'articolo 9 della nostra Costituzione, che altri paesi ci hanno copiato, ma anche un obbligo culturale e direi anzi morale.

Altri strumenti, come il più recente Codice dei Beni Culturali (2004), hanno specificato in cosa consiste tale patrimonio storico e artistico e come l'intero spazio in cui viviamo, in quanto segno di una cultura che si è potentemente espressa attraverso il lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto, vada salvaguardato. Tutto era già espresso nell'articolo 9; tuttavia la Carta sottoscritta al termine del "Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici", tenuto a Gubbio nel 1960, ha stabilito ad esempio i criteri d'intervento sulla città storica, da conservare nella sua integrità di volumi e di superfici, di edifici monumentali e di edifici più modesti ma ugualmente coerenti e dunque meritevoli della nostra attenzione.

Rileggevo di recente nel libro di uno dei padri fondatori di Italia Nostra, Giorgio Bassani, l'immagine bellissima delle strade di Bologna fiancheggiate dai portici come navate di una cattedrale: un'immagine di straordinaria pregnanza che è stata rilanciata anche di recente. A ribadire quel senso di continuità che, in una città storica, lega edifici d'interesse monumentale ad altri più modesti ma pur sempre decorosi, a Bologna interviene di fatto il portico con le infinite varianti della sua struttura, pur afferente a un unico modello. L'immagine della strada bolognese come un edificio sacro a tre navate, porticate quelle laterali e coperta dal cielo quella centrale, è davvero straordinaria, anche perché finisce coll'assimilare una soluzione propria all'architettura abitativa, feriale e quotidiana, a una struttura monumentale di grande pregio, facendoci capire che entrambe vanno protette e tutelate. Mi sembra assai significativo che a una simile immagine, che in sé racchiude tutto il significato che annettiamo alla consapevole tutela dei centri storici, e in particolare di un centro storico come quello di Bologna, sia pervenuto uno scrittore che è stato allievo di Roberto Longhi, così come allievi di Roberto Longhi sono stati altri personaggi che hanno fatto parte della nostra associazione, da Francesco Arcangeli a Carlo Volpe a Anna Maria Matteucci. Lo dico perché come storico dell'arte anch'io mi sento tante volte ripetere: "beato lei che studia le cose belle!". Certo è vero: noi storici dell'arte siamo in qualche modo dei privilegiati; ma il nostro privilegio si deve anche trasformare in un impegno per far conoscere e difendere quanto di bello ci è stato consegnato dalla storia. E quelle poche righe di Bassani, tratte dal romanzo Gli occhiali d'oro, fanno capire come la storia dell'arte, anche se non praticata a livello professionale (Bassani abbracciò una carriera diversa), possa rimanere al fondo di una coscienza e dar luogo a una capacità di leggere ciò che ci sta d'attorno che deve poi tradursi in un impegno morale di tutela.

Al tema dei portici, costantemente al centro dell'attenzione anche dei media a causa della loro cattiva conservazione che ha portato persino ad alcuni crolli recenti, sarà dedicato il breve intervento di Anna Maria Matteucci, che, da storico dell'arte, ci aiuterà a mettere a fuoco il loro carattere così profondamente identitario per la nostra città. E posso annunciare fin d'ora che la nostra sezione, su segnalazione di Giovanni Losavio, si farà tramite di una donazione elargita da un privato per il restauro di un'arcata del portico di San Luca.

Ma veniamo alle azioni intraprese quest'anno e che, in qualità di Presidente ormai alla scadenza del mio mandato triennale, ho cercato di portare avanti con l'appoggio dei Consiglieri. Dopo aver avversato l'attraversamento della città storica da parte del Civis e del People Mover, due progetti che sembrano per il momento accantonati, e dopo aver sostenuto per prima la necessità di salvaguardare il centro più prezioso e più fragile della città chiudendolo al traffico pesante, la nostra sezione ha accettato ben volentieri, nella persona di Maurizio Vicinelli, di sedere con altre associazioni al tavolo promosso dall'attuale Amministrazione comunale sul progetto di pedonalizzazione, cui deve accompagnarsi la soluzione del problema della mobilità pubblica e privata. In proposito auspichiamo anzi che, risolti gli inevitabili problemi che ciò comporta e che sono comunque secondari rispetto alla salvaguardia della città storica, si passi in tempi brevi dalla fase della sperimentazione a quella delle scelte concrete e durature. In questo senso Italia Nostra ha da sempre sostenuto la necessità di articolare su due livelli il problema della mobilità pubblica nella città storica, limitando quella pesante all’anello dei viali di circonvallazione e integrandola con una leggera, affidata a navette a trazione elettrica, per l’attraversamento del centro. Solo in questo modo si potrà a nostro avviso ottenere una pedonalizzazione “intelligente”, rispettosa della fragilità della città storica e delle esigenze di quanti vi abitano. Fondamentale risulta poi, in questo quadro, la messa in sicurezza delle Torri, edificio-simbolo di Bologna tuttora utilizzato come spartitraffico.

Altrove ciò di cui si sente maggiormente la mancanza è un progetto davvero organico in cui le esigenze della città moderna siano confrontate con le ragioni della città storica. In tal senso un aspetto di particolare gravità, sul quale la sezione ha più volte richiamato l'attenzione, è emerso dai primi nefasti esiti dell’applicazione del nuovo Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) e degli altri strumenti della pianificazione urbanistica comunale che gli si accompagnano, entrati in vigore nel 2009. Soppiantando i principi del “recupero urbano” che proprio a Bologna erano nati e da Bologna si erano diffusi, affermandosi come punto di riferimento in campo addirittura internazionale, il RUE ha specificato gli usi e i modi di intervento sul patrimonio edilizio esistente, classificando la maggior parte degli edifici del centro storico come di mero “interesse documentale, perché testimonianza del carattere stesso del paesaggio urbano”, e delegando quindi al singolo progettista la scelta della procedura d’intervento in termini di volta in volta di manutenzione ordinaria, straordinaria, di risanamento o di ristrutturazione. Nell’intento di snellire ed accelerare le procedure, tale nuova disciplina scavalca cioè la stessa Soprintendenza e gli altri organi ministeriali impegnati nella tutela del patrimonio storico.

Si è molto discusso, anche attraverso la stampa, dello sguaiato color rosso-fragola con cui si è presentata al termine dei lavori la palazzina di piazza VIII Agosto. E più di recente ci è capitato di dover intervenire, sempre attraverso la stampa cittadina, contro i tentativi di aggressione alla collina attraverso interventi che si qualificano come veri e propri abusi edilizi. In tutti questi casi continuiamo a ravvisare, contrariamente ai tentativi di rassicurazione che ci provengono dall'assessore Gabellini, gli esiti disastrosi dei nuovi strumenti urbanistici. Di fatto nel RUE è scomparso lo stesso concetto di "città storica", da conservare nella sua integrità di volumi e di superfici e nel rapporto virtuoso con la collina e la campagna circostante. Da ciò discende, a nostro modo di vedere, anche l'incapacità attuale di pervenire a una visione di lungo periodo per i molti problemi che ne conseguono: dal colore degli edifici (un tema su cui Italia Nostra è intervenuta più volte) al problema dell'arredo urbano, che ha sollecitato le nostre dure prese di posizione circa la distruzione delle pavimentazioni storiche, ma anche sulle estemporanee soluzioni di "abbellimento" esperite in via Orefici, in piazza Verdi e nel cortile del pozzo in Palazzo d'Accursio, per non dire delle irrimediabili manomissioni operate in piazza Minghetti. Un tema questo che c'induce a una posizione di apprensiva attesa circa i ventilati interventi di "riqualificazione" delle piazze Malpighi, San Francesco e Aldrovandi e che c'induce a valutare la proposta, trasmessa dal Consigliere Aprato, di avviare un'azione di "diffida preventiva" per quanto riguarda il giardino di piazza Cavour.

Dall'incapacità di misurarsi su progetti di lungo periodo discendono anche l'uso scorretto della città storica (vedi le nostre polemiche sul continuo ingombro di piazza Maggiore con pesanti installazioni per i più diversi tipi di manifestazioni, pubbliche e private) e il problema del suo imbrattamento, che, come ci ha fatto più volte notare il Consigliere Jadranka Bentini con l'aiuto anche di Cecilia Ugolini, il Comune risolve in modo schizofrenico, facendo da una parte guerra ai graffiti e dall'altro incoraggiando la dipintura delle saracinesche anche in palazzi di pregio, così da alterarne irreparabilmente la percezione. E altri ancora saranno in futuro i temi sui quali richiamare l'attenzione: dal verde alla corretta gestione delle aree dismesse, a partire da quella più paradossalmente eclatante, perché costituita dal cuore stesso della città, ovvero il palazzo d'Accursio, le cui sorti dovranno essere progettate in un quadro organico d'intervento dopo che gli uffici comunali sono stati trasferiti in piazza Liber Paradisus ed esso è rimasto vuoto e privo di funzioni. La sua importanza storica e la sua centralità impongono soluzioni che non possono essere altro che museali, per quanto esso stesso ci racconta della vita della città. In proposito la Sezione ha conferito mandato al Consigliere Bentini di progettare un convegno in cui venga esaminata alla luce delle scelte compiute in altre città della nostra regione l'attuale situazione del sistema museale bolognese, tra parentesi messo in crisi dal percorso "Genus Bononiae" e dal Museo della Storia di Bologna in palazzo Pepoli Vecchio voluti dalla Fondazione Carisbo, che da elementi di supporto, com'era negli auspici, si stanno rivelando concorrenziali nei confronti dei musei cittadini.

Non possiamo certo dimenticare che un nuovo fronte di preoccupazione si è creato in seguito al sisma che ha colpito la regione nel maggio scorso. Anche se la provincia di Bologna è stata solo marginalmente lambita dai suoi effetti, la sezione ha seguito con preoccupazione le misure che ne sono seguite e in particolare le demolizioni 'preventive' di alcuni edifici messi a repentaglio dal sisma, richiamando le Soprintendenze alle proprie responsabilità e denunciando all'opinione pubblica l'atteggiamento spesso assente se non accondiscendente, come nel caso dell'abbattimento della ciminiera del Mulino Parisio, un esempio di architettura industriale al quale si legava un valore identitario particolarmente sentito. In proposito posso annunciare l'impegno del Direttivo Regionale a presenziare al prossimo Salone del Restauro di Ferrara con una mostra fotografica dal titolo "La restituzione della memoria", volta a sostenere la necessità del ripristino filologico in opposizione allo sconsiderato slogan "Dov'era, non com'era" fatto proprio dalla Direzione Regionale.

Grazie all'operato fattivo e intelligente del Consigliere Maurizio Vicinelli, al quale ho chiesto di presentare all'Assemblea una breve relazione del lavoro da lui svolto, la sezione ha poi preso parte a un tavolo di concertazione sulla progettazione edilizia, nel quale la Provincia ha coinvolto anche altre associazioni ambientaliste (Legambiente e WWF). Allo stesso Vicinelli, che a tal fine ha saputo istituire utili collegamenti con l'Istituto Agrario "Serpieri", dobbiamo la partecipazione della nostra sezione al progetto "Educazione al Paesaggio" varato da Italia Nostra nei confronti delle Scuole.

Oltre ad istituire un collegamento con altre associazioni che agiscono sul territorio, dal FAI a Legambiente al WWF, la nostra attività di quest'anno si è mossa nel tentativo di riallacciare, laddove possibile, un dialogo con i nostri naturali interlocutori: gli amministratori e i funzionari preposti alla tutela. Il 20 marzo siamo stati ricevuti dalla Soprintendente Paola Grifoni e il 5 maggio da Francesco Evangelisti, responsabile dell’Ufficio Tutela e Gestione del Centro Storico del Comune. Si è trattato di incontri sotto molti aspetti deludenti, ma che contiamo di portare avanti anche il prossimo anno, per affermare e sottolineare il ruolo e la presenza vigile di Italia Nostra.

Attorno al problema della città storica si articoleranno altre tematiche che ci proponiamo di portare avanti mediante il potenziamento dei mezzi a nostra disposizione, e in particolare del sito, che, raccogliendo le segnalazione dei soci e dei cittadini, si è dimostrato un efficace strumento d'informazione e di discussione. Al sito attende come sempre lo stesso Vicinelli, coadiuvato a partire da quest'anno da Maddalena Stanzani: un apporto che mi sembra da sottolineare, in quanto solo il coinvolgimento delle forze più vive della città, e dunque dei giovani, può assicurare alla nostra associazione e ai valori che la animano un adeguato futuro.

Daniele Benati


***


Intervento del consigliere Maurizio Vicinelli

Italia Nostra nacque nel 1955 con lo scopo di impedire la distruzione di una parte di Roma, quella che va da P.za Navona fino ai colli da parte degli speculatori e dei costruttori.


Questa sua prima battaglia è ancora oggi, purtroppo, attuale, anzi, è rimasta la battaglia principale che stiamo combattendo.

Oggi la situazione è molto più grave che allora, una grossa parte di Italia da allora è stata cementificata ed ancora oggi c’è chi è così miope che vorrebbe considerare il “mattone” il motore dell’economia italiana, nonostante in tutto il mondo si stia affermando un’economia diversa, incentrata sulla produzione di energie sostenibili e sulla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente.

Negli untimi 10 anni la cementificazione ha distrutto una zona vasta come la Lombardia e per fare questo ha moltiplicato le cave di materiale edilizio. Anche in Emilia le cave si sono moltiplicate e costituiscono un problema gravissimo per l’impatto sul territorio e sulle popolazioni costrette a conviverci.

Ecco perché abbiamo partecipato al piano decennale di scavo gestito dalla Provincia coinvolgendo in questa azione anche le altre grandi associazioni ambientaliste della regione (Legambiente e WWF) con le quali già da due anni abbiamo costruito un coordinamento che sta dando frutti preziosi. Su questa vicenda abbiamo riportato un notevole successo, poiché il piano decennale costruito con la nostra partecipazione è ridotto ad un terzo rispetto a quello del decennio precedente.

Anche sul consumo di suolo stiamo agendo insieme alle altre associazioni e l’ultima nostra azione è stata una comunicazione-denuncia indirizzata al comune di Granarolo per fermare il piano da lui firmato con il Bologna F.C. per la costruzione di un centro sportivo che distruggerebbe ben 225.000 m/q di terreno agricolo pregiato.

Un altro tema per noi cruciale è relativo all’Educazione ed alla Scuola.

A questo proposito sono lieto di annunciarvi che sta per nascere un punto/Italia Nostra all’interno della scuola Serpieri, gestito dalla nostra socia Domenica Sardaro che mi sta aiutando moltissimo su questo versante.

Essendo io stato confermato come Responsabile Regionale per l’Emilia-Romagna chiederò al primo direttivo che si terrà di nominare Domenica Responsabile Metropolitana per Bologna in questo settore, incarico che sono certo lei saprà gestire con passione e competenza.

Insieme a lei ed a Paolo Pupillo stiamo organizzando un corso regionale per le scuole agrarie che avrà come titolo:

“UNA NUOVA CULTURA PER LE COLTURE AGRARIE” (Agricoltura sostenibile, riappropriazione del suolo agrario, prospettive economiche)

Puntiamo molto su questo progetto che speriamo possa produrre risultati nel tempo che aiutino tra l’altro ad invertire il fenomeno dell’esodo dalla campagna ed inneschi un processo virtuoso di controllo del territorio agricolo e delle acque.

Termino qui perché è fondamentale che anche altri soci possano esprimersi. A tutti buon lavoro

Maurizio Vicinelli


***


Altri interventi

Prima di passare ai veri e propri interventi, il Presidente invita il Consigliere uscente Anna Maria Matteucci ad introdurre i temi del dibattito con una breve relazione sulla storia dei portici di Bologna. La ricca relazione, accompagnata da diapositive, è seguita con vivo interesse dai partecipanti all'Assemblea e salutata da un prolungato applauso.

Il Consigliere uscente Elisa Franzoni parla del degrado, determinato dall’inquinamento atmosferico, dei materiali utilizzati nell'edilizia storica di Bologna e delle difficoltà connesse al loro restauro. Sottolinea l'arbitrarietà di taluni interventi recenti, che, come nella villa liberty di via Audinot, hanno portato alla perdita dei materiali originari. Altri esempi di come non si dovrebbe intervenire su edifici storici sono forniti degli edifici di piazza VIII Agosto e di vicolo Cattani.

Il Consigliere uscente Jadranka Bentini ricorda come i portici di Bologna non siano ancora stati riconosciuti come patrimonio dell’Unesco a causa dell'assenza di una garanzia in merito alla loro manutenzione. Anche riguardo il colore manca una normativa definitiva alla quale riferirsi e vige dunque la giungla totale.

Il Socio Maria Pace Marzocchi richiama la situazione del palazzo Comunale di cui non si conosce il futuro utilizzo e domanda se Italia Nostra possa eventualmente presentare delle proposte al riguardo. Potrebbe per esempio ospitare il museo dell’Ottocento.

Il Consigliere e Vicepresidente uscente Raffaele Milani ribadisce la necessità di dialogare con le istituzioni, sollecitando in particolare un nuovo incontro con Francesco Evangelisti, responsabile dell'Ufficio Centro Storico del Comune, per ottenere risposte precise circa le scelte del Comune sull’assetto del centro storico e l’utilizzo degli spazi.