Demolizione VIII agosto. La risposta di Italia Nostra

A seguito della conferenza stampa indetta da Italia Nostra, non stupisce il tono politico e burocratico delle risposte in difesa degli strumenti urbanistici vigenti a Bologna. Allarma, addirittura spaventa la crisi cognitiva di amministratori e di responsabili d’istituzioni definite un tempo di “alta cultura”. Considerare “città storica” l’aggregato urbano edilizio costruito fino al 1949, significa non conoscere la storia urbana degli ultimi due secoli. Significa non aver cognizione delle regole, dei meccanismi costruttivi e della struttura sociale e quindi abitativa, della città ancien regime. Significa scarsa o nulla frequentazione degli archivi catastali e delle leggi di tutela in cui si fa riferimento esplicito al Centro Storico. Significa non sapere che, dal convegno di Gubbio (1960) e dal convegno europeo di Strasburgo (1963), “città storica” sta per centro storico.

I principi di restauro urbano, che avevano caratterizzato la politica urbanistica di Bologna, furono difesi dagli stessi che oggi li rigettano con i nuovi strumenti urbanistici che hanno redatto. Quando si trattò di opporsi all’inserimento dei due cilindri detti “le gocce” in piazza Re Enzo, gridarono - insieme a Italia Nostra - “giù le mani dal centro storico”. Poi, cambiata amministrazione, rinunciarono subito a tutelare il centro storico fino a cancellarne la presenza con i nuovi piani. Nulla fecero per impedire il transito del famigerato Civis sotto le Due Torri. Anzi. Lo sostennero, inducendo la Provincia a ritirare il ricorso al TAR. Da allora, il partito contrario al mantenimento dell’identità della città storica è diventato sempre più agguerrito. Il RUE è l’ultimo atto di una tragicommedia in cui ci si mostra paladini dell’integrità della città storica, mentre la si distrugge,

Nel preannunciare un incontro a Roma nel corso del quale il caso di Bologna sarà esposto alla stampa internazionale, nella conferenza stampa Italia Nostra ha richiamato solo due episodi eclatanti; ma anche prima del RUE ha sempre contrastato il degrado accentuato dall’inserimento di attività improprie che cacciano gli abitanti (come in via Rizzoli); che attraggono traffico in zone già congestionate (come in d’Azeglio/Farini con la nuova sede del Tribunale); come in tanti altri casi in cui la commissione comunale –CQAP- raccomanda il mantenimento della facciata e applaude allo stravolgimento tipologico e funzionale.

Ridurre la questione al mantenimento della sola facciata è una bestemmia. In via Riva Reno si è dato spazio a una banca; in piazza VIII Agosto a un albergo, raddoppiando il numero dei piani interrati e distruggendo forse reperti archeologici. In via Bocca di Lupo, dove si mantengono le abitazioni, si conserva integra anche la facciata benché l’ultimo piano sia una ingombrante superfetazione, ma si cancella la tipologia interna e si stravolge completamente l’assetto del giardino, mentre le due vecchie botteghe sono destinate a diventare garage.

Se s’ignora il significato di città storica, come si può comprendere e applicare la sua tutela?


Italia Nostra - sezione di Bologna