Assemblea annuale dei soci 2012: relazione del presidente Daniele Benati


Nel presentare la relazione dell’attività svolta dall’associazione nel 2011, lasciatemi cominciare nel nome di Guido Fanti, sindaco di Bologna dal 1966 al 1970 e primo presidente della Regione Emilia Romagna deceduto nei giorni scorsi, rappresentante di una stagione fortemente innovativa per la nostra città e fino all’ultimo attento anche alle posizioni espresse da Italia Nostra. Ricordo che, per merito nel mio predecessore Paolo Pupillo, egli prese parte alla prima conferenza stampa che l’associazione indisse nel marzo 2009 contro il progetto di attraversamento del centro storico da parte del Civis. Ancora nel corso di un incontro organizzato l’anno scorso dal Dipartimento delle Arti Visive, Fanti richiamava con lucidità la necessità di una politica al servizio della città, attenta a coglierne le voci più autorevoli e a misurarsi in modo concreto sui temi della tutela del patrimonio storico. Come ha sottolineato l’attuale sindaco Virginio Merola, Fanti “riuscì a interpretare al meglio gli anni del cambiamento, gettando le basi per la riqualificazione e l’espansione della città. A lui dobbiamo la salvaguardia del territorio collinare e l’importante opera di riqualificazione del centro storico. Nel suo mandato furono avviati importanti piani per realizzare edilizia popolare e sociale. A lui dobbiamo il “Fiera District”, figlio della lungimiranza di Fanti che diede incarico a Kenzo Tange di realizzare una nuova cittadella. Il mio ricordo è dunque quello di un uomo che ha saputo innovare, sia dal punto di vista culturale che urbanistico, avendo a cuore la città e la tutela del suo patrimonio artistico e architettonico”. L’auspicio di Italia Nostra è che il sindaco in carica, e con lui l’amministrazione comunale tutta, senta veramente il peso di un simile modello e sappia muoversi con consapevolezza nella stessa direzione.


Sotto il profilo del rapporto con le istituzioni il bilancio del 2011 dell’attività di Italia Nostra deve registrare risultati alterni e non sempre soddisfacenti. Il naufragio del progetto-Civis, contro il quale la nostra associazione si era battuta con determinazione, ha rappresentato di fatto un fallimento per tutti, Italia Nostra compresa, giacché è stato determinato da vizi di forma e scorrettezze di cui la stampa ha dato ampia notizia, e non già sulla base di quel principio di salvaguardia del centro storico che l’associazione aveva sottolineato nel modo più netto, attraverso un esposto alla Procura di Bologna che richiamava alle loro responsabilità gli organi della tutela, che nulla avevano fatto per arrestarlo allorché ne avevano la possibilità. Ci richiamavamo in quell’occasione a quanto il Codice dei Beni culturali esplicitamente prescrive, nel momento in cui individua come beni da sottoporre a tutela non solo gli edifici, ma anche le strade delle città storiche. La disattenzione nei confronti di tale principio, di cui il nostro esposto invitava a prendere in considerazione le conseguenze di ordine persino penale, ha fatto sì che anche in seguito al naufragio del Civis e allo strascico inevitabile di polemiche che ne sono conseguite l’attuale amministrazione abbia continuato a muoversi su linee non diverse, mettendo in cantiere altri progetti che, come il People Mover, finiranno per rivelarsi non meno inutili e dannosi.


A tal fine la nostra associazione non ha dunque esitato a schierarsi con altre, ribadendo un principio che continua a sembrarci prioritario e che non nasce certo, come spesso ci viene rimproverato, da una chiusura nei confronti di quanto è nuovo e “moderno”, ma dalla consapevolezza di valori che stanno ben scritti nell’articolo 9 della nostra Costituzione, secondo il quale “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratta di valori che la Costituzione stabilisce dunque come prioritari e che come tali dovrebbero essere intesi, nel momento in cui quanto è pervenuto fino a noi viene indicato come un patrimonio la cui integrità deve essere salvaguardata per le generazioni future. Nel caso presente ciò di cui si sente maggiormente la mancanza è un progetto davvero organico in cui le esigenze della città moderna siano confrontate con le ragioni della città storica. In tal senso un aspetto di particolare gravità, sul quale la sezione ha indetto lo scorso 25 ottobre una conferenza stampa che ha riscosso ampia eco, è emerso dai primi nefasti esiti dell’applicazione del nuovo “RUE - Regolamento Urbanistico Edilizio” e degli altri strumenti della pianificazione urbanistica comunale che gli si accompagnano, entrati in vigore nel 2009, negli ultimi mesi della giunta Cofferati.


Soppiantando i principi del “recupero urbano” che proprio a Bologna erano nati e da Bologna si erano diffusi, il RUE ha specificato gli usi e i modi di intervento sul patrimonio edilizio esistente, classificando la maggior parte degli edifici del centro storico come di mero “interesse documentale, perché testimonianza del carattere stesso del paesaggio urbano”, e delegando al singolo progettista la scelta della procedura d’intervento in termini di volta in volta di manutenzione ordinaria, straordinaria, di risanamento o di ristrutturazione. I veri e propri sventramenti operati in piazza VIII Agosto lasciano di fatto presagire le forme di intervento più incontrollabili, visto che, nell’intento di snellire ed accelerare le procedure, tale nuova disciplina scavalca gli organi ministeriali (la Soprintendenza e la Direzione Regionale) impegnati nella tutela del patrimonio storico. In questo senso la denuncia, lanciata dalla sezione bolognese con l’ausilio di Pier Luigi Cervellati, Andrea Emiliani e Elio Garzillo, va ora portata su un piano di consapevolezza nazionale attraverso il coinvolgimento, già annunciato, della sede centrale di Italia Nostra.


La necessità di ripensare la città storica nella sua interezza, e di conseguenza il piano di mobilità, sembra peraltro trovare un segno positivo di attenzione, nel momento in cui l’attuale giunta ha fatto proprio il progetto di pedonalizzazione del centro storico da noi reclamato fin dal 2010 nel corso di una movimentata conferenza stampa, che aveva suscitato da parte dei media sconcerto se non vera e propria derisione. In questo senso riteniamo altamente positivo il fatto che l’Assessore alla Mobilità Andrea Colombo abbia chiamato Italia Nostra a un tavolo di concertazione per il progetto della pedonalità, che è attualmente alle sue prime battute e al quale prende parte come nostro delegato il consigliere Maurizio Vicinelli. In quella sede occorrerà battersi perché il progetto, essenziale per la salvezza del centro storico, venga sviluppato nel migliore dei modi, accompagnandolo con una adeguata riprogettazione della mobilità pubblica, che Italia Nostra ha sempre sostenuto dover essere su due livelli: quella pesante limitata all’anello dei viali di circonvallazione, integrata con una leggera per l’attraversamento del centro, affidata a navette elettriche. Solo in questo modo si potrà, a nostro avviso, ottenere una pedonalità “intelligente”, rispettosa della fragilità della città storica e delle esigenze di quanti vi abitano. Fondamentale risulta poi, in questo quadro, la messa in sicurezza delle Torri, edificio-simbolo di Bologna tuttora utilizzato come spartitraffico.


Le sbadate, se non irresponsabili dichiarazioni rilasciate contro il progetto di pedonalizzazione dalla Soprintendente per i Beni Architettonici, che io stesso sono intervenuto a bollare con un intervento che a molti consiglieri è parso, data la posta in gioco, fin troppo blando, introducono al problema, che nel corso di quest’anno si acuito, dei nostri rapporti con gli organi di tutela, nei quali - è inutile nascondercelo - non ravvisiamo più la necessaria “sponda” istituzionale per le nostre rivendicazioni. Invece di trovarci alleati in una battaglia che ha come scopo lo stesso fine di salvaguardia del patrimonio artistico, si dà al momento la strana e per vero paradossale situazione che sono proprio le Soprintendenze a suscitare la nostra riprovazione, per la spesso inadeguata inerzia nell’opporsi a progetti che violano l’integrità del nostro patrimonio. Non si tratta di un problema nuovo; ma episodi come lo smaltellamento del giardino di piazza Minghetti, per il quale le proteste nostre e di altri si sono scontrate contro un’approvazione già data a monte; il rifacimento del pavimento di San Francesco, effettuato con mezzi pesanti e senza nemmeno procedere, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, al rilevamento delle sottostanti strutture medievali di quella che è e rimane la seconda grande basilica dell’ordine francescano dopo il San Francesco di Assisi; l’approvazione del progetto di “riqualificazione” del cortile del pozzo nel palazzo Comunale con alberi e pedane lignee, ormai imminente, tutti questi episodi stanno a significare una resa delle ragioni della tutela che lascia francamente sgomenti. In proposito si tratterà certo di sollecitare occasioni d’incontro e di discussione, ma certo, viste le premesse, il dialogo non si prospetta al momento facile.


Allo stesso modo occorrerà rafforzare il dialogo con l’istituzione comunale, al fine d’individuare modi meno drammatici di scontro. In proposito va detto che la ricostituzione, voluta dal commissario Cancellieri, dell'ufficio Tutela e gestione del centro storico, esistente in passato e poi venuto malauguratamente a decadere, non ha dato finora i risultati sperati. Di fronte agli episodi sopra richiamati, ai quali vanno aggiunti l’insensata trasformazione di via Orefici in una specie di viale dei Ciliegi alla Mary Poppins, il sempre più invasivo inquinamento luminoso prodotto da insegne e vetrine persino nei punti di più alto prestigio della Bologna monumentale, l’uso improprio delle piazze e dei palazzi, l’invasione dei dehors che invadono lo spazio pubblico, l’asfaltatura del granito nelle strade (prepariamoci al peggio dopo le nevicate di questi giorni), la trasformazione in vetrine delle porte d’accesso di talune chiese (San Bartolomeo, San Benedetto), l’allarmante fai-da-te nella scelta dei colori degli edifici: di fronte a simili episodi ci si potrebbe persino chiedere se l’Ufficio per il centro storico esista davvero.


Vengo brevemente alle attività svolte quest’anno nei confronti dei soci nell’intento di aumentarne la coesione e accrescerne se possibile il numero. Con i suoi 130 iscritti la sezione di Bologna resiste abbastanza bene al trend nazionale, che vede quasi dovunque un progressivo calo dei soci. Risulta tuttavia necessario agire su due fronti: il ricambio generazionale e il maggiore coinvolgimento dei soci nell’attività della sezione. Il Consiglio Direttivo, pur nutrito, fatica a tener dietro agli impegni che si propone e occorrono dunque forze nuove, basate su un volontariato generoso e responsabile. Gli sforzi dedicati al settore scuola stanno dando il loro frutto, e ne parlerà fra breve il consigliere Vicinelli, che è coadiuvato in questo settore dai consiglieri Sambo e Stanzani. Le visite guidate e le gite, di cui trovate l’elenco nel foglio con la convocazione, contribuiscono all’affiatamento tra i soci: ricordo in particolare l’interesse con cui è stato seguito, nonostante l’orario infelice, un breve ciclo organizzato, in collaborazione con i padri Agostiniani e il Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna, su aspetti inediti della chiesa di San Giacomo presentati da giovani studiosi coordinati da me e dalla vicepresidente Aprato, alcuni dei quali si sono poi iscritti a Italia Nostra. Per taluni aspetti, come l’incremento del blog informatico, al quale non può attendere il solo Vicinelli, la cooptazione di soci giovani appare indispensabile.


Prima di cedere la parola al Tesoriere Luca Moggi per la presentazione del bilancio, mi è d’obbligo ringraziare i Vicepresidenti Aprato e Milani, tutti i Consiglieri e in particolare, per la disponibilità sempre fattiva e sorridente, Giovanna Faccioli, che svolge anche in modo impareggiabile anche la funzione di segretario della sezione.

Daniele Benati
Presidente di Italia Nostra - sezione di Bologna